by ABNUT Editor
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Il 6 aprile 2022 dalle ore 15.00 alle ore 16.00, si inaugura una grande antologica alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino curata da Italia arte e Museo MIIT, dedicata al percorso artistico di Antonio Saporito e a quello di Piero Gianuzzi.
La mostra gode del Patrocinio di Regione Piemonte, Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, Amici Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e di altri Enti pubblici e privati.
Antonio Saporito è importante artista contemporaneo allievo del grande Lucio Fontana. Fino al 26 aprile saranno in esposizione circa 50 opere tra le più rappresentative della lunga carriera artistica del pittore e scultore contemporaneo, opere che abbracciano buona parte dei temi del suo Curriculum artistico. Le opere di Antonio Saporito sono improntate sullo spazialismo, l’astratto nello spazialismo in relazione al futuro, una ricerca artistica che sceglie la via dell’astrazione utilizzando materiali metallici. Si tratta in special modo di lastre di acciaio prodotte con pigmenti colorati particolari ed unici, che rendono protagonista la colorazione, che muta in relazione alla posizione da cui il quadro viene visto. Un quadro diverso ogni volta, soprattutto nei colori, ma anche pannelli scultura in piombo o opere luminose in metallo. E poi ancora sculture in legno e metallo per un percorso affascinante e avanguardista.
“Nel periodo in cui l’ho conosciuto, il maestro Lucio Fontana non faceva ancora i tagli, ma punzonature a mano libera. Era ciò che più mi lasciava incuriosito e mi domandavo quale era il significato. Pur stando lì, vicino a lui, guardavo incredulo e pensieroso, ma le sue parole mi tranquillizzavano, spiegandomi in parte ciò che tutti sappiamo del suo modo di fare arte e della sua astrazione. Tutto questo, ancora oggi, dopo più di 50 anni, mi da emozione. E proprio in quei momenti è iniziata la svolta della mia vita artistica, nel mondo della ricerca e della personalizzazione della mia arte.
Dopo vari tentativi di lavoro su vetri cattedrali incisi a fuoco e grotte vulcaniche le acqueforti, il tema delle spirali con rame, la serie delle penne e il figurativo ad olio su tela sono arrivato a sperimentare ciò che mi aveva svelato il maestro Lucio Fontana spiegandomi l’astrazione spaziale. Tutto questo mi ha condotto al tema principale che io produco con l’acciaio, l’alluminio e il piombo”.
BIOGRAFIA DI ANTONIO SAPORITO
Antonio Saporito, pittore italiano contemporaneo, nasce a Rocchetta Sant’Antonio in provincia di Foggia, nel 1940. Di diritto tra gli artisti spazialisti, Antonio Saporito ha avuto come riferimento grandi artisti come Atanasio Soldati, figura centrale dell’astrattismo italiano, Matt Moore, Max Bill e altri che hanno influenzato la sua ricerca giovanile. Ma in particolare, è il rapporto diretto con il maestro storico dello spazialismo Lucio Fontana, nei primi anni 60, che forma in Antonio Saporito la consapevolezza dell’arte spaziale.
IL PERIODO FIGURATIVO. La sua formazione artistica è influenzata dall’arte figurativa moderna e contemporanea degli anni 60, da artisti contemporanei famosi che caratterizzavano il panorama culturale italiano e l’arte figurativa astratta di quegli anni. In modo particolare, le opere del periodo figurativo, traggono spunto dall’arte di alcuni artisti contemporanei famosi di quegli anni: Ennio Morlotti, importante esponente dell’arte figurativa italiana e del panorama culturale del ‘900, Franco Rognoni artista indipendente del ‘900 italiano, Ennio Calabria artista contemporaneo importante esponente del figurativismo europeo, le opere di Ugo Nespolo e le influenze della pop art americana e i maestri dell’arte povera italiana.
L’INCONTRO CON LUCIO FONTANA. Particolarmente significativo, nel periodo iniziale dell’arte di Antonio Saporito, è l’incontro con Lucio Fontana negli anni Sessanta. In quel periodo Fontana stava superando la distinzione tradizionale tra pittura e scultura, il salto di qualità che lo porterà agli inconfondibili “tagli sulla tela” tipici del maestro e nel suo studio si potevano ammirare opere come i “Metalli”, lastre di ottone o di acciaio squarciate. Antonio Saporito, in quel periodo, frequenta ancora l’accademia e gli incontri con Lucio Fontana e la riflessione sul suo lavoro, segnano particolarmente lo sviluppo della sua ricerca artistica. In particolare, le riflessioni sull’astratto nello spazialismo in relazione al futuro.
L’ASTRAZIONE SPAZIALE. Pur provenendo dagli studi accademici e figurativi, l’incontro con il maestro dello spazialismo Lucio Fontana suscita in Antonio Saporito il desiderio di approfondire il sogno e il segno dell’astrazione. Ed è su questo tema che Antonio Saporito svilupperà la sua ricerca artistica, orientandosi sempre più verso una “nuova impostazione” e le sue opere cominceranno ad essere realizzate con materiali come l’acciaio, l’alluminio, l’ottone. Questo momento dell’arte di Antonio Saporito segna il passaggio radicale dall’arte figurativa all’arte astratta. Costruite nella materia fredda dell’acciaio su cui l’apporto di smalti colorati e la sovrapposizione di frammenti e lamelle di forma geometrica mettono in atto una narrazione visiva di rigorosa e austera bellezza, le opere di Antonio Saporito esprimono un’astrazione solo apparentemente immediata. Se la sua sperimentazione visiva appare improntata a un rigore che sembra non voler lasciare spazio alla fantasia, in realtà Antonio Saporito esprime emozioni e pensieri che diventano segni e materia. Il richiamo alla geometria euclidea viene dunque rielaborato in chiave fantasiosa e persino ludica, un astrattismo estremamente rigoroso e, in certi casi, accompagnato da pagine decisamente espressioniste segnate da un vibrante cromatismo, solcato da un segno incisivo e ferreo. Lo spazialismo geometrico di Antonio Saporito si pone come ricerca originale e unica di un linguaggio ideale e spirituale, connotato da un impianto ascensionale, lieve, eppure fortemente ancorato alla materia.
IL METAFORMISMO. Antonio Saporito con le sue opere esprime emozioni e pensieri che diventano segni e materia e nella nuova visione artistica teorizzata da Giulia Sillato, dietro all’imperscrutabilità del linguaggio non figurativo e dell’architettura dei colori, dei segni e dei simboli, si nasconde un universo di forme che attendono solo di essere decodificate. Un nuovo metodo di lettura visiva e di razionalizzazione del messaggio che l’artista esprime con la sua arte: “Entrando nello spirito delle forme dell’artista e fornendo alla gente gli elementi per interpretarne il messaggio, riavviciniamo il pubblico alla pittura, rendendola leggibile”, “Decodificare, razionalizzare e divulgare sono alla base del Metaformismo” sottolinea Giulia Sillato.
Piero Gianuzzi è rappresentato con un’antologica che si sviluppa in un percorso attraverso le diverse stagioni del ‘900, in maniera coerente con un linguaggio sempre personale e dall’originale visionarietà. L’esposizione traccia un affresco della creatività di Gianuzzi, prendendo in esame varie serie che negli anni si sono susseguite, intersecate, completate a vicenda fino a formare una personalità complessa e profondamente ancorata ad una attenta e sincera rappresentazione dell’esistenza. Un’interpretazione del mondo e della vita, dell’Uomo e dell’Essere che Piero Gianuzzi ci restituisce nei ‘frammenti’ di memoria, ironicamente definiti dall’artista ‘affreschi’, quasi a sottolineare quanto l’arte riesca a rendere immortale ed eterno l’attimo dell’ispirazione e della creazione. Nei ‘ritratti’, invece, l’artista coglie l’essenza dei suoi personaggi, raffigurandoli spesso incorniciati da uno spazio definito e circoscritto, quadro nel quadro, alla maniera fiamminga appunto, esaltando così il ruolo della scenografia e dell’ambiente circostante, quello dell’osservatore e del protagonista, complementari e in stretto dialogo reciproco di sentimenti ed emozioni. Anche ottimo incisore, Gianuzzi esalta nel tratto continuo la definizione delle prospettive, i diversi piani compositivi, l’armonica consonanza dei toni e dei colori in una suggestiva, silente ed onirica metafora della vita. Il desiderio di libertà, la continua sperimentazione su materiali e con tecniche diverse trovano in Gianuzzi una raffinata scuola di pensiero, che spazia dalla metafisica al simbolismo, rendendo l’immagine elemento riconoscibile e riconducibile a un’idea, a una realtà. E’ il caso del personaggi vestiti con abiti talari, ritmati nelle quinte teatrali di un ambiente, quasi un gioco delle parti che dell’uomo restituisce diverse concezioni, da quella sacrale e spirituale, a quella terrena e laica, in una continua, simbolica lotta tra bene e male. Anche il ‘venditore di quadri’, come pure il ‘commesso viaggiatore’ altro non sono che concetti espressi in pittura per affrontare problematiche esistenziali e quotidiane, dal desiderio ‘autobiografico’ di diventare artista alla consapevolezza dell’inarrestabile trascorrere del tempo. L’istante effimero della verità e del sogno, così vicini e inscindibili nell’arte di Gianuzzi, diventano elemento fondante di un alfabeto pittorico nuovo, in cui la solitudine si fonde con la speranza, scardinando il pessimismo tradizionale di gran parte della pittura del Novecento, per assurgere, invece, a nuovo strumento di bellezza. I grandi Soli rossi, le sagome abbozzate e nette di gabbiani in volo, il mare e gli orizzonti abitati da personaggi anonimi, quindi universali, da navi e barche lontane ci raccontano di un artista sempre pronto alla scoperta, moderno Ulisse alla ricerca di se stesso e dell’Altro, dell’inconoscibile e dell’ignoto dell’anima del mondo. Nel teatro della vita i protagonisti delle opere di Gianuzzi inseguono l’inconscio, tentano di decifrarne gli alfabeti più nascosti e profondi, dall’infanzia alla vecchiaia per giungere, infine, alla conoscenza della terrena fragilità umana, di quella ‘realtà immaginata’ che per tutta la vita ha affascinato l’uomo e l’artista.
BIOGRAFIA DI PIERO GIANUZZI
Piero Gianuzzi (Torino 1937 – Alpignano 1996) affronta le prime esperienze pittoriche fin dalla più giovane età. Frequenta gli studi dei grandi pittori del momento e ne assimila gli insegnamenti, maturando al tempo stesso una propria tecnica pittorica, di cui è indiscusso caposcuola. Su un sottile foglio di zinco (2 decimi di millimetro), Gianuzzi incide un solco con tratto rapido e continuo seguendo le indicazioni del disegno preparato in precedenza. Il bulino non deve mai fermarsi, non concedere pause, che disturberebbero la continuità del segno. Il pennello poi, completa cromaticamente, con effetti visivi stupefacenti, l’opera artistica. Il progresso tecnico è tumultuoso e trova l’ideale legame con l’intuizione artistica che è geniale. Nel 1971, dopo un normale iter pittorico, inizia a dipingere per tematiche, sviscerando soggetti di volta in volta a carattere biografico, sociale, filosofico o “semplicemente” estetico. Anche la natura infatti è per lui oggetto di studio e osservazione specie in alcune sue espressioni a lui particolarmente congeniali. Le tematiche principali sviluppate sono: l’umanità, immagini allo specchio, la vita e la morte di un commesso viaggiatore, il cavallo, i girasoli, i Collage, i gabbiani, la vita e la morte di un venditore di quadri, i frammenti e gli affreschi. L’ultima fatica dell’artista è rappresentata da quattro tematiche sviluppate in 150 opere che si concatenano in un’unica grande espressione di grande forza emotiva e validità concettuale: “Il gioco delle parti”, “rappresentazione dell’umana commedia”, come sottolinea l’artista, che comprende: Metafisica e simbolismo, I Musei, Teatro – spettatori e palcoscenico, Il possibile dell’impossibile.
Molte le recensioni su giornali, quotidiani, riviste di settore, e i servizi Rai e radiotelevisivi. Le sue opere si trovano in collezioni sia pubbliche che private in Italia e all’estero.
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